Aprire una struttura ricettiva è un’esperienza emozionante, ma richiede una gestione attenta della burocrazia e una conoscenza approfondita delle normative vigenti e di molti parametri che influenzano le scelte imprenditoriali.
In questo articolo esploreremo insieme gli aspetti tecnici cruciali per garantire una partenza senza intoppi!
La maggior parte di chi apre una struttura per l'ospitalità inizia come autodidatta, cercando informazioni online, contattando i vari enti preposti, e finisce per ritrovarsi in un labirinto di informazioni eterogenee: comporre il puzzle di conoscenze necessarie non è un compito facile e la mancanza anche di un solo pezzo può comportare sanzioni pesanti o ritardi nell’apertura dell’attività.
Questo perché non esiste un percorso standard cui attenersi: varia da comune a comune, da regione a regione, oltre a dipendere dalla tipologia di struttura stessa.
Per cercare di individuare alcuni punti fissi ho chiesto aiuto a Federica Petrongari, co-fondatrice di Startbnb. Startbnb si occupa di consulenza tecnica e fiscale per host, aspiranti host e neo imprenditori del settore extralberghiero e degli affitti brevi.
Federica, un ingegnere specializzato con oltre un decennio di esperienza nel settore edile, ci spiegherà quali primi passi muovere per creare basi solide a un'attività di successo!
Federica, iniziamo con un domandone: cosa serve per avviare un’attività ricettiva extralbeghiera o un affitto breve? Da dove iniziare?
«Serve iniziare sempre con il controllo della conformità dei vari aspetti dell’immobile, troppo spesso data per scontata. Quindi:
la conformità catastale (la planimetria depositata in catasto deve rappresentare fedelmente la situazione attuale: dalla posizione di muri, porte e finestre alla destinazione d’uso degli ambienti)
la regolarità urbanistica (risalendo all’ultimo titolo edilizio presentato come Cila, scia, Dia, Costruzione…)
essere in possesso del certificato di agibilità o abitabilità
verificare che le misure e le metrature calpestabili siano adatte alla tipologia di struttura ricettiva
consultare il regolamento di condominio (potrebbe essere vietata la destinazione a uso turistico).»
Quali sono le sfide più comuni che i nuovi proprietari di strutture ricettive affrontano all’inizio?
«Decisamente la burocrazia e le autorizzazioni!
Capire cosa fare e come farlo è piuttosto complesso in quanto ogni tipologia ricettiva ed ogni comune/regione richiedono percorsi differenti e non esiste un ufficio che spiega l’iter corretto e completo per ogni caso.
Per questo è consigliabile affidarsi all’esperienza di un tecnico specializzato, che conosca bene le normative comunali e regionali e le dinamiche dell’extralberghiero o degli affitti brevi: sa come muoversi evitando errori costosi e riducendo il rischio di ritardi o di richieste d’informazioni supplementari.
Oltre alle verifiche dell’immobile e la risoluzione di eventuali difformità, il tecnico aiuta anche a:
predisporre la documentazione tecnica necessaria all’avvio dell’attività
compilare ed inviare la SCIA per le Attività extralberghiere e la CIA per le Locazioni turistiche
spiegare quali adempi periodici effettuare in base alla tipologia ricettiva.»
Quali sono gli errori più comuni che i nuovi proprietari commettono in fase di apertura e gestione?
«Principalmente due:
Il primo è dichiarare il numero sbagliato di posti letto, generalmente sovrastimati (rischiando pesanti sanzioni amministrative).
Può succedere anche, al contrario, di non sfruttare completamente le potenzialità dell’immobile (la normativa è un po’ criptica per i non addetti ai lavori). Anche in questo caso un tecnico esperto aiuta a ottimizzare la capacità ricettiva indicando quali modifiche strategiche apportare.
Nota: il numero corretto di posti letto viene determinato in seguito alle verifiche preliminari illustrate prima. Di conseguenza si sceglie il tipo di struttura ricettiva adatta all’immobile (e non viceversa, come si crede di solito).
Un altro errore comune riguarda uno degli adempimenti obbligatori: la comunicazione periodica dei dati per il calcolo del contributo di soggiorno da versare al comune di appartenenza.
Alcune OTA (piattaforme di condivisione) la trattengono di default ma ciò non significa che si occupino di dichiararla al posto dell’host (e la mancata comunicazione è sanzionabile penalmente).»
Ci sono delle strategie per semplificare il processo burocratico e ridurre i tempi di attesa?
«Prepararsi, studiare a fondo cosa fare e con che ordine. Confrontarsi con chi ha già pluri-esperienza nel settore o rivolgersi a un consulente specializzato: è un investimento con un ritorno altissimo non solo in termini di tempo e stress, ma di rischi mancati.
E’ pratica diffusa iniziare arrangiandosi ma la difficoltà di assicurarsi di non aver saltato passi importanti emerge presto.
Il punto è che, una volta create le giuste basi, è possibile proseguire in autonomia.
C’è da capire come tenersi aggiornati sull’evoluzione della normativa per essere sempre in regola, ma questo (a differenza dell’avvio) è fattibile con la formazione continua.
Si possono infatti consultare periodicamente siti o canali social di professionisti specializzati (non quelli di aiuto reciproco tra host, adatti ad esigenze diverse e meno delicate) o partecipando ad eventi e fiere del settore, sempre ricchi di eventi divulgativi fondamentali.»
Conclusione
Oggi con Federica abbiamo scoperto quali primi passi muovere per avviare una struttura ricettiva: porre basi solide è fondamentale per il successo a lungo termine della propria attività.
Nel vasto labirinto di normative, burocrazia e adempimenti potersi avvalere di tecnici specializzati è una risorsa importantissima!
Grazie Federica di questa preziosa condivisione, restiamo aggiornati sulla vostra pagina IG.